venerdì, settembre 30, 2005

XXXIII. Crisi.

Nei momenti di crisi ci si accorge che il sole oscura tutto il resto.
E che chi ha più remore è anche quello che più ne infrange.
Da sempre spero che gli oggetti più intelligenti che io posso partorire non restino confinati nei pensieri che non ho mai pensato.
E che il mio gusto per il paradosso, il parossismo e l’inversione delle prospettive non sia altro che
iperbolica velleità.
Nei momenti di contentezza si dimentica quasi totalmente dei momenti di crisi.
Nei momenti di crisi si amplifica indebitamente il ricordo dei momenti di contentezza. Esacerbando lo spessore della crisi.
A volte le nuvole oscurano il sole, restituendo la luce.

Saluto.

sabato, settembre 24, 2005

XXXII. Frattale.


Frattale. Posted by Picasa
Saluto.

venerdì, settembre 23, 2005

XXXI. Aforismi III.

1. Avere amici è una cosa bella, saper essere soli è una cosa bellissima.
2. Di bello della vecchiaia c’è che nessuno ti presta più attenzione.
3. Gli amici annullano gli spazi vitali che li separano, i nemici anche: e combattono.
4. Si è veri amici solo quando ci si può comportare da estranei.
5. Un amico per te è disposto a farsi picchiare, un vero amico è disposto a picchiarti.
6. Si smette di essere amici quando si inizia ad avere bisogno l’uno dell’altro.
7. È possibile l’amicizia fra un uomo ed una donna, ma non è una bella cosa.
8. Della solitudine si può godere solo se si è capaci di avere amici.
9. Chi non è capace di circondarsi di amici, in genere, ripiega sui nemici.
10. Un amore può nascere da una amicizia, ma se vi ritorna vi muore.

sabato, settembre 17, 2005

XXX. Volumi, superfici, rette e vettori.


Volumi, superfici, rette e vettori. Posted by Picasa
Nuova fotografia.
Saluto.

giovedì, settembre 15, 2005

XXIX. La vita della morte.

Stasera ho ucciso.
E quando me ne sono reso conto le mie gambe hanno tremato.
Era qualcuno amato. Tutto lasciava pensare che qualcuno lo amasse.
Quando mi sono avvicinato al corpo, ho visto che aveva il collo ritorto in modo innaturale, sangue che colava dalla bocca e gli occhi vivi sgranati: lì, a guardarmi. Gli occhi erano vivi, vivissimi… Mi gridavano il suono della vita, ma dalla morte.
Sì, perché la morte non è molto diversa dalla vita. A volte è più bella l’una, a volte l’altra. A volte una è più desiderabile, a volte lo è l’altra. Ma non sono profondamente diverse. Posso vederlo.
Nella morte di quel corpo ho visto infatti il suono della vita strillato a squarciagola da quegli occhi verdi elettrizzati; elettrizzanti. Ma senza rumore.
In quel collo ritorto ho annusato l’odore della vita, emanato dall’adrenalina dell’ultimo spasmo; spasmodico. Ma senza movimento.
In quel rigolo di sangue ho visto il colore della vita, riflesso dai resti di organi interni devastati; devastanti. Ma senza riflussi.
Amato lo era, di certo.
In quel ciondolo appeso al collo ho sentito tutte le carezze, le attenzioni e gli abbracci ricevuti.
Sì, chiaramente nella sua morte ho potuto leggere tutta la sua vita. No, non sono così dissimili; non lo sono. L’una dovrebbe essere il termine dell’altra: così che la morte di per se non dovrebbe esistere, se non in negativo; essa nulla sarebbe se non il limite della successione dei fatti della vita. Infatti, la morte non si esperisce. Tuttavia ho potuto vedere che anch’essa esiste, l’ho vista, c’era. Era una morte viva.

Credo che tutte le pulsioni esistenziali dei sensi di cui pur arrecava piacere l’accondiscendere, erano fonte di dolore quando rimanevano non licenziate. Invece ora nulla è richiesto, preteso o anelato. Ora è nulla. Eppure è ancora tutto lì.
No, decisamente non riesco più a credere che la vita e la morte siano distinte.
L’ho scoperto stasera, decretando, involontariamente, la sua morte.
Chi lo amava soffrirà domani mattina. Quando vedrà il suo gatto sbalzato sul marciapiede dal paraurti di una automobile.
Ecco.
Per questo esse non sono diverse.
La morte è il limite della vita e, in quanto tale, colui che smette di vivere non la sperimenta mai, egli non muore mai; in questo senso esse sono distinte. Tuttavia, se chi smette di vivere è amato o, almeno, conosciuto, allora la morte inizia ad essere viva. Sì. Nel cuore di chi ama chi più non vive, la morte esiste come prosecuzione della vita di colui che non esiste più.
La nostra morte non ci appartiene mai, ma ci appartengono, e solo a noi, le morti di coloro che conoscevamo.
Saluto.

venerdì, settembre 09, 2005

XXVIII. Lasciarsi andare.

Io non mi rilasso mai.
Sono attento a tutti gli ammennicoli mentali che si distinguono per la ridondanza esistenziale tipica dello stereotipo del maniaco ossessivo.
Sono talmente preso dall’igiene pseudopsichica e fisica, nonché fisioepidermica, che non riesco a tollerare neanche il rimasuglio di brecciolino d’asfalto che rimane sul mio ginocchio quando, colmo d’alcool ed incapace di mantenere l’equilibrio, raccolgo una monetina precipitata al suolo poggiando la rotula a terra per non cadere.
Sono talmente attento e teso verso tali inutili accorgimenti che quando, al pub, vado in bagno (quelle poche volte che utilizzo il bagno del pub invece del muretto fuori), vestendo pantaloncini corti e ubriaco, riesco a mantenere un tale autocontrollo che sono ampiamente in grado di riuscire a non far poggiare il lembo inferiore del pantaloncino sull’inondato (di urina) bordo del water.
Stasera ho avuto un’esperienza mistica ed ho visto dio.
L’ho visto nel lembo inferiore di una delle gambe dei miei pantaloncini.
Era bagnato.
Di urina.
Non mia…
Urina di qualcuno non attento che, al “mio” pub, ha innaffiato il bordo del water.
Ero ubriaco.
Ma non teso.
Ero rilassato.
E non sono stato attento.
Stasera non sono stato attento. Li ho fatti bagnare. Cazzo, sono zuppi di urina…
Cazzo.
Cazzo, sono rilassatissimo.
Stasera mi sono veramente lasciato andare.
Sì, questo è dio.
Stasera mi sono lasciato andare e ho visto dio.
L’ho visto: dio assomiglia alla macchia di urina su uno dei lembi di miei pantaloncini.

Saluto.

sabato, settembre 03, 2005

XXVII. Light pouring everywhere and still no one earing the sound of trees falling.


Light pouring everywhere and still non one earing the sound of trees falling. Posted by Picasa
It's just a joke, just to make you laugh, just because the sound (as you surely know) really exists, even if you wasn't there. Maybe it depends on what acception you're using about the word "sound".

Saluto.
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