venerdì, settembre 09, 2005

XXVIII. Lasciarsi andare.

Io non mi rilasso mai.
Sono attento a tutti gli ammennicoli mentali che si distinguono per la ridondanza esistenziale tipica dello stereotipo del maniaco ossessivo.
Sono talmente preso dall’igiene pseudopsichica e fisica, nonché fisioepidermica, che non riesco a tollerare neanche il rimasuglio di brecciolino d’asfalto che rimane sul mio ginocchio quando, colmo d’alcool ed incapace di mantenere l’equilibrio, raccolgo una monetina precipitata al suolo poggiando la rotula a terra per non cadere.
Sono talmente attento e teso verso tali inutili accorgimenti che quando, al pub, vado in bagno (quelle poche volte che utilizzo il bagno del pub invece del muretto fuori), vestendo pantaloncini corti e ubriaco, riesco a mantenere un tale autocontrollo che sono ampiamente in grado di riuscire a non far poggiare il lembo inferiore del pantaloncino sull’inondato (di urina) bordo del water.
Stasera ho avuto un’esperienza mistica ed ho visto dio.
L’ho visto nel lembo inferiore di una delle gambe dei miei pantaloncini.
Era bagnato.
Di urina.
Non mia…
Urina di qualcuno non attento che, al “mio” pub, ha innaffiato il bordo del water.
Ero ubriaco.
Ma non teso.
Ero rilassato.
E non sono stato attento.
Stasera non sono stato attento. Li ho fatti bagnare. Cazzo, sono zuppi di urina…
Cazzo.
Cazzo, sono rilassatissimo.
Stasera mi sono veramente lasciato andare.
Sì, questo è dio.
Stasera mi sono lasciato andare e ho visto dio.
L’ho visto: dio assomiglia alla macchia di urina su uno dei lembi di miei pantaloncini.

Saluto.
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