lunedì, marzo 07, 2005

IV. Essere presente (segue dal post del 01/03/2005).

La moneta va considerata una delle più rilevanti (se non la più rilevante) invenzioni dell’uomo. Essa è uno strumento progettato per facilitare il trasferimento di beni e servizi. Un sistema economico, fondamentalmente, svolge due ordini di attività: produce e consuma. Stanti queste due primitive attività, ogni altro processo che si esplica in un sistema economico è asservito alla loro facilitazione. Ancora due sono le più importanti rivoluzioni che l’uomo ha prodotto nell’organizzare i propri sforzi economici: l’aggregazione degli individui e la divisione del lavoro. Il fatto che l’unione delle forze permetta di ottenere risultati più che proporzionalmente incrementati ha spinto gli individui ad aggregarsi in comunità “economiche”. Il fatto che la suddivisione tra gli individui di una comunità economica dei compiti da svolgere permettesse una specializzazione delle operazioni e degli operatori, aumentandone la produttività, ha incentivato la specificazione del lavoro e la sua suddivisione, il che, a sua volta, ha contribuito alla diminuzione o scomparsa dell’autoconsumo. Il fatto che l’uomo si organizzasse in comunità economiche e che il lavoro venisse suddiviso tra gli individui ha reso necessario un sistema di scambi, che permettesse il trasferimento dei beni e dei servizi di cui ognuno necessitava, ma che non tutti producevano personalmente. Il baratto puro è un sistema di scambi costoso da molti punti di vista (dal punto di vista logistico, della completezza, dal punto di vista informativo, ecc.), tanto da non rendere opportuno, a volte, lo spostamento verso una economia di scambio. La moneta, intesa come mezzo di scambio universale, è il bene che ha permesso la piena percezione dei benefici derivanti da una economia di scambio: con essa ogni scambio è immediatamente attuabile (il barbiere che necessitasse di carote non deve attendere che il contadino abbia bisogno di tagliarsi i capelli); è possibile determinare univocamente i prezzi rendendo più fluida la negoziazione (se il costo di un taglio di capelli è esprimibile in termini di carote, ma il barbiere ha bisogno di sapere quante pere può ottenere per un taglio di capelli, egli deve scoprire quante pere può ottenere per un certo ammontare di carote e, tramite questo, risalire al costo delle pere in termini di tagli di capelli; se tutti i costi sono espresso in termini dello stesso bene, la moneta, si hanno dei “prezzi” univoci); è possibile conservare nel tempo il valore (se il contadino non ha bisogno di scambiare tutte le sue carote ora, per ottenere quello di cui egli ha immediatamente bisogno, potrà, solo, difficilmente conservare le carote per scambiarle in futuro; se egli riceve moneta in cambio delle sue carote, può scambiarle tutte ora, perché la moneta si conserva nel tempo a costo pressoché nullo).
Ora, se in ottica sistemica l’utilità che la moneta, come mezzo di scambio, può fornire è facilmente ed oggettivamente rilevabile, dal punto di vista dell’individuo la questione non è ancora del tutto definita. I benefici che l’individuo può trarre dall’utilizzo del mezzo di scambio “moneta” non sono quantitativamente specificati relativamente al sistema economico: l’utilità individuale derivante dall’utilizzo della moneta è funzione della diffusione nel sistema dell’utilizzo della moneta stessa. Se, in un sistema economico, solo una ristretta cerchia di individui decidesse di utilizzare la moneta per regolare le loro transazioni, allora alcuni dei loro scambi, quelli da intrattenere con la restante parte della comunità economica, non beneficerebbero dei vantaggi che la moneta può portare; inoltre, con elevata probabilità, le possibilità di scambio si ridurrebbero ben al di sotto di quelle possibili in una economia di puro baratto, in quanto, gli utilizzatori di moneta avrebbero convertito le loro riserve in moneta e non avrebbero beni da scambiare con la parte della comunità esclusa dal sistema monetario. Quindi, il numero di scambi possibili aumenta all’aumentare del numero di individui che aderiscono al sistema monetario; all’aumentare del numero di scambi possibili, aumenta la disponibilità di beni, la loro varietà, e, nel complesso, il sistema economico beneficia di una maggiore utilità complessiva. Quindi, all’aumentare del numero di individui che partecipano alla “rete” di scambi tramite lo strumento monetario, aumenta l’utilità che l’individuo trae dall’utilizzo della moneta.
Si pensi, ora, alle “reti” telefoniche; si pensi alle lingue; si pensi alle comunità dei peer to peer; ai protocolli di comunicazione. Tutte situazioni accomunate dal fatto che ciò che lo strumento può dare all’utente, in termini di benefici, è funzione del numero complessivo di utenti presenti nel sistema. Tutte situazioni in cui “essere presente” nel sistema arreca benefici a sé stessi ed agli altri.
A questo punto, è possibile ribaltare la prospettiva di analisi della situazione: poiché l’ingresso dell’individuo in una rete aumenta l’utilità che percepiscono gli altri utenti della rete stessa, allora è la rete nel suo complesso che trae benefici dall’ingresso di nuovi utenti. La rete stessa “desidera” l’ingresso di nuovi utenti, essa cerca di attirare individui al proprio interno, li chiama. Il bisogno che un individuo sperimenta ed il desiderio, ad esso connesso, di entrare a far parte della rete che gli permette di rispondere al suo bisogno, è anche e contemporaneamente un desiderio della rete di innalzare il proprio grado di efficienza.
Perché Io voglio essere presente sulla rete? La domanda giusta è: “Perché la rete mi vuole?”.
Io sono in rete con il mio blog perché la rete mi ha adescato; perché essa mi vuole e mi vuole attivo dentro di sé.

Saluto.
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